Anche Napoli-Milan ha dato il suo responso: la capolista si è confermata tale, ribadendo la propria forza contro un avversario debole, capace di uscire solo nel finale.
NAPOLI, IL SOLITO… INSIGNE DOMINIO. E VENTURA ADESSO CHE PENSA? Come se la sosta – terribile – per la Nazionale non fosse affatto passata. Insigne si è definitivamente ripreso la scena, dopo i 15’ insufficienti di Solna e la panchina rumorosissima di San Siro nel playoff drammatico dell’Italia contro la Svezia.
Certo che di dubbi ne resteranno tanti, dopo averlo visto giocare ieri sera a Fuorigrotta: il dubbio che un giocatore così, alla Nazionale di Ventura, avrebbe fatto non comodo ma di più. Guizzi, inserimenti, tocchi di fino, sterzate e tiri a giro; un gol – con il conforto precisissimo della VAR – e tanta sostanza. Il Magnifico è davvero l’uomo in più del Napoli: peccato non lo sia stato pure in azzurro, complice l’ostracismo dell’ormai ex c.t. E i dubbi su San Siro: eccome se restano.
L’ASSETTO DI SARRI RESTA MOSTRUOSO. Non solo Insigne, però: è tutto il Napoli che fila dritto. Con la difesa che non sbaglia mai, dal sempre attento Reina a un Koulibaly che giganteggia per grazia e fisicità; col centrocampo sempre corto e dai piedi buoni, dove Jorginho dispensa calcio e le mezze ali sanno inserirsi proponendo altre soluzioni valide nell’attacco dei tre piccoletti, come ha dimostrato il gran gol di Zielinski dopo la genialata di Mertens sull’out di destra.
Sarri ha trovato la giusta quadra e i risultati gli stanno dando ragione. Ora martedì al San Paolo arriva lo Shakhtar per la gara-verità che stabilirà quale percorso avrà il Napoli in Europa. Mentre quello italiano è già abbondantemente segnato e porta dritto allo scudetto.
MILAN, REAZIONE TARDIVA. BASTERÀ L’ONORE? Ha giocato con onore, ma solo nel secondo tempo: il Milan di Montella è di nuovo rimandato a metà. È una squadra che gioca sull’orlo perenne della bocciatura, ma poi ha quel sussulto che basta per evitarle il baratro e posizionarsi sui binari di una sempre precaria mediocrità.
I rossoneri di ieri non hanno praticamente mai tirato nello specchio, anzi: sono diventati gli unici in questo campionato, insieme al Benevento (sfide con Juve e Napoli), a non aver mai portato il pallone nell’area avversaria per 45’! Un triste primato che la dice lunga sulle difficoltà identitarie del Milan di Montella.
Il sussulto di orgoglio nel finale, condito da qualche piccola buona trama e dall’eurogol di Romagnoli al 93’, leniscono appena i vecchi dubbi su questo Diavolo rabberciato: mister Montella sostiene che “il peggio sembra essere passato”, ma “il sabato italiano” cantato da Sergio Caputo sembra ancora il “sabato qualunque” di un Milan troppo brutto per essere vero.