Il caso della positività di Chris Froome al salbutamolo, riscontrata in occasione di una tappa della Vuelta a Espana 2017, tiene banco nel mondo dello sport: se il britannico del Team Sky e la sua squadra si difendono precisando di aver seguito le dovute prescrizioni mediche senza mai superare le dosi consentite della sostanza incriminata, sono molte le reazioni degli altri rappresentanti di questo sport.
In primis va citata la presa di posizione ufficiale degli organizzatori della Vuelta, che si mostrano estremamente prudenti e, in attesa di capire quali siano le reali intenzioni dell’Uci, si augurano che il caso venga risolto il prima possibile da parte dell’Unione Ciclistica Internazionale, e possibilmente con lieto fine, senza dover ricorrere alla cancellazione del titolo conquistato dal Keniano Bianco (in tal caso sarebbe Vincenzo Nibali, secondo classificato, a potersi fregiare della maglia rossa).
Scioccato ma prudente proprio lo Squalo della Bahrain-Merida, che ritiene come sia “presto per esprimere un parere“, ma sa che si tratta in ogni caso di una “bruttissima notizia per il ciclismo“. Vincere la Vuelta a tavolino? Il siciliano non ha dubbi nell’affermare che tale risultato non avrebbe lo stesso valore di una vittoria ottenuta sul campo e dell’emozione di salire sul podio al termine della corsa.
Infine arriva il parere del commissario tecnico della nazionale italiana Davide Cassani, il quale, raggiunto dai cronisti di La Repubblica, ci tiene subito a precisare come non si possa in alcun modo accostare il nome di Froome a quello di Lance Armstrong perché il salbutamolo è una sostanza ammessa dalle norme antidoping entro certi limiti e il corridore, controllato per venti giornate, ha sempre superato le analisi ad eccezione di una sola giornata. “Stiamo parlando di un antiasmatico e non fa andare più forte: è un qualcosa che dovrà spiegare […] ma non stiamo parlando di una sostanza dopante“.
Infine il ct azzurro ritiene che non si possa parlare di un clamoroso caso di doping (tale è, semmai, per il nome della persona incriminata) e, relativamente ad una possibile squalifica, sa di non poterlo escludere, citando i casi analoghi di Alessandro Petacchi e Diego Ulissi, che similmente furono squalificati in anni passati.