froome tour de france 2017
Chris Froome (Team Sky) Foto: Tim De Waele | TDWsport.com

Caso Froome, Fanini duro: “La Vuelta è di Nibali”. Copeland: “Dall’Uci due pesi e due misure”

Il caso Froome non si placa, anzi le polemiche non scemano giorno dopo giorno. Sono tanti gli interrogativi legati alla positività al salbutamolo del ciclista britannico riscontrata in occasione dell’ultima Vuelta a Espana 2017; tanti interrogativi a cui non sembra facile dare una risposta: per quale motivo lo stesso corridore era al corrente della situazione dal 20 settembre e viene fuori soltanto dopo tre mesi? Perché così tanti corridori di alto livello dichiarano di soffrire d’asma e sono così costretti ad assumere il farmaco incriminato? Quanto bisogna attendere per conoscere la conclusione della vicenda?

C’è l’intera credibilità del ciclismo in ballo, quella credibilità fortemente minata negli anni scorsi dal caso Armstrong e non solo. Ora è nuovamente coinvolto il ciclista più rappresentativo degli ultimi anni, ma bisogna dare risposte certe e trasparenti agli occhi di chi segue. Lo sappiamo tutti, ciò, e lo sa bene anche Ivano Fanini, patron della squadra Amore & Vita e colui che ha fatto della lotta al doping un suo cavallo di battaglia. Ci va già duro l’esperto uomo di ciclismo e afferma senza mezzi termini che, “come tanti ciclisti nel passato e tanti ancora nel presente, Froome non è pulito“.

E poi spiega anche il perché di tali affermazioni, sostenendo che Froome è nato ciclisticamente in Italia sotto la guida di Claudio Corti e in quegli anni non soffriva d’asma, quindi com’è possibile che oggi si sostenga che tali sintomi l’attanaglino fin da bambino? La Vuelta non deve essere data a lui, secondo Fanini, bensì a Vincenzo Nibali,il corridore più pulito degli ultimi settanta anni“. Infine un barlume di speranza: “La nuova dirigenza dell’Uci saprà come fare per dare un ulteriore segno di grande cambiamento nella lotta al doping […] Vedrete che in futuro le certificazioni fasulle scompariranno”.

A proposito di Nibali, non si esime dal dire la sua anche anche Brent Copeland, general manager della Bahrain-Merida, squadra dello Squalo: si chiede come mai il Team Sky non abbia sospeso anche in maniera preventiva il corridore in attesa di ulteriore chiarezza, quando ogni compagine adotta un suo regolamento interno e sospenda sistematicamente il proprio dipendente coinvolto in casi del genere. E si chiede anche come mai esista una commissione licenze dell’Uci che si occupa di esaminare se le squadre WorldTour rispettino, tra gli altri, i requisiti etici, ma davanti a questa commissione non è stato chiamato il Team Sky.

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