Manchester City, Premier. theguardian

Premier, il punto: il City ha già vinto; dietro è battle for Champions fra le big d’Inghilterra

Il 2018 in Premier s’è aperto con lo spettacolare 2-2 nel derby tra Arsenal e Chelsea; conviene però mettere un po’ di ordine, visto che dietro il cannibale City è lotta senza quartiere.

CITY, I RECORD SON TUTTI TUOI. Un piccolo neo: questo si vede sulla maglia del Manchester City in questo inizio 2018. A disegnarlo è stato il rognoso Crystal Palace di sir Roy Hodgson, che proprio alla vigilia di Capodanno ha costretto lo squadrone di Guardiola a un pari che ha interrotto la straordinaria striscia consecutiva di 18 vittorie.

Poco male per i Citizens dell’Etihad, che certo ora devono fronteggiare gli infortuni per le loro stelle Kevin De Bruyne e Gabriel Jesus, ma che possono senz’altro consolarsi con una classifica a dir poco lusinghiera. I punti fatti sono addirittura 62, i gol segnati qualcosa come 63 marcature: le lunghezze di vantaggio sullo United secondo sono 15, un margine davvero rassicurante per il City di Guardiola. Il catalano è riuscito a vincere la sua scommessa: trasportare il suo famigerato tiki-taka nella patria dell’agonismo applicato al football. Giù il cappello davanti a Pep.

CONTE VS. MOU, MA NON SOLO. Alle altre big d’Inghilterra toccherà probabilmente giocarsi la poltrona per la seconda piazza. Dopo lo scoppiettante e intrigante 2-2 dell’Emirates contro l’Arsenal nel derby di Londra per eccellenza, il Chelsea campione d’Inghilterra non ha intenzione di lasciar andare troppo via l’avversario più meritevole.

La squadra di Conte però rischia di perdere la serenità rimasta: Courtois e Hazard hanno rifiutato il rinnovo di contratto, lo stesso ex cittì della Nazionale comincia a sentire le sirene sonanti  che provengono dalla Francia direzione Psg per un contratto faraonico da firmare la prossima estate. I Blues dovranno fare quadrato.

Capitolo United: dopo aver provato a tenere testa all’altra parte di Manchester, i Red Devils hanno vistosamente rallentato. La vittoria con l’Everton ha interrotto una striscia di tre pareggi consecutivi, ma è ormai impossibile sperare in una frenata brusca dei Citizens. La squadra di Mourinho ha come obbligo quello di centrare almeno il secondo posto e aspetta di riabbracciare a pieno regime Zlatan Ibrahimovic, leone che anche in Champions potrebbe far comodo.

Ci sono poi due squadre che stanno dipendendo per i loro destini da alcuni uomini simbolo: sono il Liverpool e il Tottenham. I Reds, in attesa di chiarire il futuro di Coutinho – sempre più sorteggiato dal Barcellona – si godono un Momo Salah fantastico, reduce da 17 gol e 5 assist. Gli Spurs invece sono stati ribattezzati da più di qualcuno come il Kane Team: il bomber dell’Uragano inglese ha inanellato numeri da record, chiudendo l’anno solare con 39 reti in Premier e ben 56 in tutte le competizioni, meglio pure di Leo Messi. Per tutti questi motivi la Juventus, prossima avversaria del Tottenham in Champions, sa già a chi dovrà mettere la museruola.

POI L’ARSENE-L E IL BURNLEY TERRIBILE. Poco più sotto c’è innanzitutto l’Arsenal di Arsene Wenger, squadra che è sempre lì per svettare in volo ma che poi viene risucchiata nell’immaturità. Al di là di tutto, e grazie al bel calcio che ha sempre saputo tessere, il tecnico alsaziano ha strappato un grandissimo primato nell’ultima partita col WBA: superare sir Alex Ferguson come numero di panchine in Premier, ben 811. Una costante assoluta.

Settimo posto sorprendente per il terribile Burnley di Sean Dyche, squadra dall’odor di matricola che fuori casa è riuscita a togliersi sensazioni gigantesche vincendo al debutto a Stamford Bridge e pareggiando poi nell’ordine in casa di Tottenham, Liverpool e United.

Il resto è tutto un brodo insipido: fra il derelitto Everton e il Leicester ritornato normale e tutte le squadre, ben 8, racchiuse in soli 5 punti; la salvezza passerà da lì.

 

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