Diciassette vittorie su diciassette ad inizio stagione non le aveva realizzate neppure negli anni d’oro della sua carriera, quelli dal 2004 al 2007 in cui non ce n’era per nessuno su tutti i terreni (men che al Roland Garros). Un Roger Federer d’annata, quello ammirato ad inizio 2018, capace di conquistare già Melbourne e Rotterdam, ma alla finale di Indian Wells 2018, dove puntava al bis consecutivo e al sesto titolo complessivo, il campione svizzero deve inchinarsi ad un ritrovato Juan Martin Del Potro, che si galvanizza contro il grande avversario e mette in bacheca il primo Masters 1000 della sua carriera.
Era nell’aria che si trattasse di un grande match sul cemento del deserto californiano: i due campioni si stimano a vicenda e danno spesso vita a match indimenticabili, a partire da quella storica finale degli US Open del 2009 che sorrise a sorpresa al sudamericano. Anche stavolta è tutto combattuto, ma il gigante di Tandil riesce ad avere la meglio in tre combattuti set, annullando tre match point allo svizzero nel tie break decisivo e riuscendo, in tal modo, ad alzare al cielo l’agognato trofeo.
Tutto perfetto, dunque, per il talento sudamericano che ha dovuto fare i conti troppe volte con i tanti infortuni che ne hanno più volte limitato le prestazioni. Dietro ai Fab Four era lui il più accreditato a stare in vetta al ranking e anche nella serata statunitense l’ha dimostrato, sconfiggendo il re per eccellenza di tale sport. Per lui si tratta del ventiduesimo titolo in carriera su trentadue finali disputate, mentre restano novantasette quelli di Roger su centoquarantasette finali.
“Vincere il mio primo Masters 1000 qui contro Roger è un’emozione veramente molto forte, ripenso a tutto quello che ho passato per arrivarci e quindi è una sensazione assai piacevole”, le parole del vincitore, il quale non esita a rivelare che “sto ancora tremando per la tensione”.