Finisce col botto la prima settimana del Giro d’Italia 2018: la nona tappa propone il terzo arrivo in salita dell’edizione 101, il secondo consecutivo: si parte da Pesco Sannita e si arriva, dopo 225 lunghi e complicati chilometri, a Campo Imperatore, sul Gran Sasso d’Italia.
Tre volte la Corsa Rosa è terminata qui, in Abruzzo: nel 1971 si impose lo spagnolo López Carril, nel 1989 il danese Carlsen e soprattutto nel 1999 Marco Pantani. Proprio in onore del Pirata, quest’anno gli organizzatori di RCS Sport hanno scelto questa vetta come Montagna Pantani. Ma non è solo la salita finale, di cui parleremo tra poco, l’unico ostacolo per i corridori: nel percorso che attraversa le province di Benevento, Campobasso, Isernia, L’Aquila, Pescara e di nuovo L’Aquila, sono tanti i punti nevralgici che possono davvero dare una prima svolta a quest’edizione numero 101 del Giro.
Partiti, dopo 100 km è la volta del primo Gran Premio della Montagna: si tratta di Roccaraso (2^ categoria), nove chilometri pedalabili, con un solo breve tratto al 12%. Arrivati a Pian delle Cinquemiglia, si scende giù, dove si affrontano, in rapida successione, i due traguardi volanti di Popoli e Bussi sul Trino. E poi ecco due ascese finali, entrambe di prima categoria, che altro non sono che un’unica lunga salita del Gran Sasso d’Italia divisa in due parti: la prima è Calascio, la seconda è quella di Campo Imperatore.
Gli ultimi sette km sono in forte pendenza, che varia dal 9 al 13%. Ultimo rettilineo di 120 m in asfalto, con linea di arrivo larga 6 m. Sarà, probabilmente, il primo vero scontro tra i big. Si attende di vedere in azione la coppia Mitchelton Yates e Chaves, si attendono i nostri Pozzovivo, Aru e Formolo, si attende di capire le reali condizioni di Froome, caduto verso Montevergine di Mercogliano dove si è imposta la maglia bianca Carapaz.
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