È l’ora dei 214 km decisivi per le sorti del Giro d’Italia 2018. Dopo le terribili fatiche verso Bardonecchia, è la volta della 20^ tappa, da Susa a Cervinia, che decreterà il vincitore della classifica generale e della maglia rosa. Nulla più può accadere dopo questa giornata, dal momento che non rimane che la passerella di Roma che si concluderà presumibilmente con una volata a ranghi compatti. Solo qui, dunque, le ultime occasioni per ribaltare tutto.
E di terreno per attaccare ce n’è, visto che, a parte i primi 100 km, ci sono tre Gran Premi della Montagna di prima categoria, per un totale di 4000 metri di dislivello concentrati negli ultimi 90 km. Si comincia con il Col Tsecore, 16.5 km pedalabili nella prima parte, ma arcigni nella seconda, dal momento che per tremila metri le percentuali sono costantemente sopra il 10%. Altrettanto lunghi sono il Col Saint Pantaléon (16,5 km al 7,2%) e infine la
salita di Cervinia (19 km al 5%), che è già stata sede d’arrivo nel 1960 (Kazianka), nel 1997 (Gotti), nel 2012 (Amador – Cri) e infine nel 2015 (Aru).
Siamo in Van d’Aosta, al confine con la Francia, dunque le vette somigliano maggiormente a quelle transalpine, di elevato chilometraggio, ma dalle percentuali non impossibili. Le strade sono sempre abbastanza ampie con fondo in
buono stato. La strada per fare la differenza, comunque, di certo non manca. Che cosa accadrà? Chris Froome (Sky) ha fatto saltare il banco con un’azione epica partita sul Colle delle Finestre; ora ha lui in mano la vittoria finale e dovrà tenersi lontano l’ultimo disperato tentativo di Tom Dumoulin (Sunweb) di bissare il successo dello scorso anno. Sembra ormai tramontato il sogno podio per Domenico Pozzovivo (Bahrain – Merida).
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