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Un Dominic Thiem in grande spolvero non è riuscito ad impensierire un sempre più spaziale Rafael Nadal: per l’undicesima volta in carriera, lo spagnolo si aggiudica il Roland Garros, secondo Slam della stagione di scena sulla terra rossa di Parigi. Si tratta del Major numero 17 nella carriera del maiorchino.
Ha lasciato un set per strada in due settimane di gara quando ai quarti ha ceduto il primo parziale all’argentino Diego Schwarzmann. Poi ha ripreso a marciare come gli si addice nella capitale parigina e così, battuto in semifinale un osso duro come Juan Martin Del Potro, tornato ai livelli di un tempo, eccolo presentarsi in finale contro l’austriaco Dominic Thiem, il giustiziere del nostro Marco Cecchinato.
Sono bastate due ore e quarantadue minuti al mancino di Manacor per sbarazzarsi dell’impotente avversario; due ore e quarantadue chiuse con il netto punteggio di 64 63 62 che poco lascia agli alibi. Ha vinto il più forte a Parigi, ha vinto il più forte della storia su questa superficie, ha vinto semplicemente colui che le classifiche lo ritengono ancora numero uno al mondo.
Non era facile, all’inizio della stagione sulla terra battuta, confermare quanto di buono fatto lo scorso anno, quando era riuscito a portare a casa i Masters 1000 di Montecarlo e Madrid, il Masters 500 di Barcellona ed infine lo Slam francese. Ci è riuscito, invece: pur non confermandosi nel torneo di casa, è tornato a trionfare in uno dei palcoscenici che maggiormente predilige, gli Internazionali d’Italia disputatisi a Roma, ripetendosi poi negli altri appuntamenti.
Al Roland Garros 2018 eguaglia il record assoluto di affermazioni in uno stesso Slam detenuto da Margaret Smith (a segno per undici volte a segno agli Australian Open tra 1960 e 1973) e mette in bacheca il suo 17^ Major, avvicinandosi a quei venti titoli che detiene il recordman Roger Federer. Numeri impressionanti, come impressionante è Rafa Nadal.
