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Il trionfo dell’outsider: l’irresistibile ascesa di Richard Carapaz al Giro d’Italia

Tom Dumoulin, Vincenzo Nibali, Primoz Roglic, Simon Yates, Miguel Angel Lopez, Mikel Landa. Sarebbe dovuto uscire tra questi sei nomi il vincitore del Giro d’Italia 2019, e invece ad alzare al cielo il Trofeo Senza Fine è tale Richard Carapaz. Un risultato inatteso al primo Grand Tour dell’anno, ma ampiamente meritato da parte di un ragazzo che, a ventisei anni appena compiuti, muta radicalmente le proprie prospettive di corridore.

Al Giro è sbocciato, al Giro raggiunge la consacrazione. Il classe ’93 di El Carmelo, che ebbe in dono dal padre la prima bicicletta presa da una discarica, è salito alla ribalta lo scorso anno quando ha saputo far sua la tappa di Montevergine di Mercogliano e, al termine di tre lunghe settimane, ha concluso al quarto posto la classifica generale, ad un passo da quel podio che sembrava inizialmente utopia.

Quest’anno si è presentato come il più importante gregario di Mikel Landa e invece non solo ha ribaltato le gerarchie interne alla squadra, quanto quelle dei pretendenti assoluti alla Maglia Rosa. Ha cominciato a rincorrere dalla cronoscalata del San Luca, ha perso 45″ per una caduta nella prima settimana, ma in salita ha sempre risposto presente, trovando prima il successo a Frascati davanti ad un velocista del calibro di Caleb Ewan, poi legittimando la sua forza tappa dopo tappa.

Poco importa che, a conti fatti, è stato l’eccessivo tatticismo tra Vincenzo Nibali e Primoz Roglic a consegnargli, tra Ceresole Reale e Courmayeur, la leadership in classifica: ciò che conta è che quel primato ha saputo consolidarlo giorno dopo giorno, mostrandosi inattaccabile ogni volta che la strada cominciava a salire, fino al sigillo definitivo sul Monte Avena.

Ad attenderlo al termine della decisiva frazione di Croce d’Aune, la moglie e i due figlioletti, ai quali dedica il trionfo portandoli il giorno finale con sé sul podio dell’Arena di Verona. “Sto provando un’emozione indescrivibile, ho raggiunto il punto più alto della mia vita. Per me questo è un sogno, è la ricompensa a tanti sacrifici, non solo miei”, le parole dense di commozione del primo ecuadoregno a portare a casa il Giro (secondo sudamericano dopo Nairo Quintana).

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