Concluso con il trionfo finale di Richard Carapaz, il Giro d’Italia 2019 si è dimostrato decisamente positivo per i colori azzurri: cinque le tappe vinte dai nostri portacolori, con alcuni giovani che si sono messi ben in evidenza nel corso delle tre settimane di corsa.
Se appaiono in ogni caso doverosi i compimenti a Vincenzo Nibali (Bahrain Merida), che ha saputo ancora una volta tenere alta la bandiera nazionale conquistando l’ennesimo podio in un Grand Tour (monumentale l’apporto, in tal senso, di Damiano Caruso), sono altri coloro che ci hanno fatto esultare, gioire, anche commuovere. Su tutti emerge Giulio Ciccone, che tre anni fa divenne il più giovane atleta a vincere una tappa al Giro, lo scorso anno perse soltanto all’ultimo giorno da un certo Chris Froome la maglia azzurra e quest’anno si è preso tante meritate soddisfazioni.
Sua la classifica dei GPM con larghissimo vantaggio sugli inseguitori: presa il primo giorno, la maglia l’ha portata addosso sino alla fine, con la sola eccezione di una giornata in cui l’ha “prestata” al compagno Gianluca Brambilla. Sua anche la tappa regina di Ponte di Legno, in cui resta indelebile l’immagine dei suoi denti che battono per il freddo giù per la discesa del Mortirolo. Stupendo anche il terzo posto nella decisiva frazione di Croce d’Aune conclusa a braccetto con la maglia rosa Richard Carapaz.
Un plauso grandissimo va alla Androni Giocattoli – Sidermec. Negli ultimi anni, diciamola tutta, eravamo abituati ad assistere a lunghe fughe da lontano, portate avanti per mere questioni di sponsor, da parte delle Professional invitate, con la certezza che il risultato pieno non sarebbe stato mai raggiunto. Stavolta i traguardi sono arrivati e sono assolutamente prestigiosi. Fantastico, in particolare, Fausto Masnada, che vince la tappa di San Giovanni Rotondo e la Cima Coppi sul Passo Manghen, nonché la classifica dei traguardi volanti e quella della combattività generale. Ottimi anche gli apporti di Mattia Cattaneo sul traguardo di Como e Andrea Vendrame, secondo a San Martino di Castrozza alle spalle di Esteban Chaves dopo uno sfortunato doppio incidente meccanico. Voto dieci e lode, ovviamente, al regista della squadra, quel Gianni Savio che è il saggio dell’ammiraglia, il mentore di questi ragazzi pronti presto a spiccare il volo in squadre di prima fascia.
Non può non restare alla memoria l’incredibile successo ottenuto da Damiano Cima (Nippo – Vini Fantini – Faizané) a Santa Maria di Sala dopo una lunga fuga che sembrava destinata a morire e che invece lui ha fatto sopravvivere fino al traguardo; non può essere dimenticata neppure la settimana in maglia rosa trascorsa da Valerio Conti (UAE Team Emirates), buon viatico per il futuro. Più sottotono il giro della Bardiani – Csf, di cui pure vanno sottolineate le buone prestazioni di Giovanni Carboni e di Mirco Maestri.
Dopo una carriera da gregario, è stato bellissimo poter veder gioire due uomini squadra come Cesare Benedetti e Dario Cataldo, mentre chi è mancato è stato Elia Viviani, punta della velocità italiana, ma incappato in una condizione psico-fisica non all’altezza, specie dopo il declassamento nella volata di Orbetello. Delusione anche per Davide Formolo, che viene respinto nel tentativo di assalto alla top ten generale.