Ancora un piazzamento d’onore. Stando all’analisi dei freddi numeri verrebbe da dire che si tratta dell’ennesima occasione sprecata, ma il secondo posto ottenuto da Vincenzo Nibali al Giro d’Italia 2019 vale assai di più.
Alla vigilia sembrava essere lotta a due con Tom Dumoulin, con Primoz Roglic terzo incomodo. Poi, una volta uscito di scena l’olandese, ecco venir fuori di forza lo sloveno. L’eccessivo tatticismo tra lo Squalo e l’ex saltatore con gli sci è costato caro ad entrambi, con quei due minuti abbondanti lasciati via tra Ceresole Reale e Courmayeur a Richard Carapaz. Avrebbe potuto siglare il tris personale, il messinese, se non avesse lasciato strada ad un autentico outsider che risponde al nome di Richard Carapaz, di certo non pronosticato dai bookmakers e quindi sottovalutato dagli stessi colleghi.
Invece la classifica generale della Corsa Rosa ha dato un altro responso e così per il due volte campione italiano ecco un secondo posto che, all’apparenza, potrebbe soddisfare a metà. A 35 anni, invece, Nibali è ben cosciente che ciò che ha ottenuto è davvero importante e non fa che accrescere la sua fama nel ciclismo moderno.
E sono ancora una volta i freddi numeri a testimoniarlo. Su sei Giri d’Italia disputati, è arrivato il sesto podio (divisione equa tra primi, secondi e terzi posti), che va sommato ai due podi conquistati al Tour de France e ai tre alla Vuelta a Espana. Nel nuovo millennio solo Chris Froome ha saputo fare meglio arrivando a quota dodici piazzamenti complessivi, mentre nella storia, in questa speciale classifica, spuntano i grandissimi Eddy Mercks, Bernard Hinault e Jacques Anquetil.
Nibali rappresenta, inoltre, l’Italia del pedale: non ce ne voglia il buon Alberto Bettiol che ci ha regalato un’impresa al Giro delle Fiandre riportandoci in alto nelle Classiche-Monumento. Siamo ancorati allo Squalo dello Stretto quando vogliamo tenerci a galla in questo sport ormai globalizzato in cui è sempre più difficile emergere ed è per questo che auspichiamo che davanti a sé il possessore della Tripla Corona possa avere ancora diversi anni competitivi.
Il bilancio personale, dunque, è decisamente soddisfacente: “Non ho nessun rimpianto, ho fatto un bel Giro. Questa edizione è stata difficile e combattuta. Ho trovato sulla strada grandissimi rivali […] Forse a Courmayeur ci siamo marcati troppo e abbiamo commesso un piccolo errore, ma Richard non ha rubato nulla […] Non sono trascorsi 6 mesi dal mio incidente all’Alpe d’Huez e l’infortunio alla schiena, tornare a lottare per la vittoria nella classifica generale non era semplice né scontato. Ho lottato fino alla fine, va bene così”.