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Addio, Felice Gimondi

Felice Gimondi ci ha lasciato. Uno dei grandissimi del ciclismo mondiale, che ci ha regalato indimenticabili duelli con Eddy Merckx, si è spento a causa di un arresto cardiaco mentre si trovava in vacanza a Giardini Naxos, in Sicilia, assieme a sua moglie.

Classe ’42, Felice è stato sin da subito un predestinato delle due ruote. Dopo aver vinto il Tour de l’Avenir del 1964, esordisce subito tra i professionisti collezionando un ottimo terzo posto al Giro d’Italia. La sua squadra, la Salvarani, lo convinse allora a prendere parte al Tour de France dove, incredibilmente, riuscì a portare fino a Parigi la maglia gialla, dopo grandi sfide con Poulidor.

Da lì, grandi risultati nel corso della sua carriera: tre Giri d’Italia (1967, 1969 e 1976), il già citato Tour de France e anche una Vuelta di Spagna nel 1968, con la quale conquistò quella Tripla Corona che tuttora appartiene a soli otto atleti.

E poi il Mondiale del 1973 a Barcellona, la Milano-Sanremo del 1974 vinta con la maglia iridata, la Parigi-Roubaix del 1966, la doppietta al Lombardia nel 1966 e nel 1973. Un totale di 141 vittorie in 15 anni di professionismo, che sarebbero potute essere molte di più, se sulla sua strada non avesse trovato il Cannibale Merckx.

Anche dopo aver appeso la bici al chiodo, rimase legato al ciclismo in qualità di dirigente della Bianchi e, successivamente, di Presidente della Mercatone Uno di Marco Pantani, con cui vinse il Tour nel 1998.

Unanime il cordoglio dal mondo dello sport. In primis il già citato campione belga, che si dice “distrutto” per aver perso “un grande uomo e un grande campione”. Commosso il saluto del commissario tecnico della nazionale italiana Davide Cassani: “Ho avuto un solo idolo nella mia vita: Felice Gimondi. Ogni volta che lo vedevo era un’emozione perché quando ti innamori di un campione è per tutta la vita. Sei stato un grande, Felice”.

Arriva immediato anche il commento di Vincenzo Nibali, che lo ricorda come “una persona saggia che diceva sempre parole giuste […] Si faceva vedere pochissimo, ma quelle volte che lo faceva, lo faceva bene”.

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