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Yorkshire 2019. Italia impeccabile, ma quanto brucia l’argento!

Un’Italia così dominante come da anni non si ammirava. Discreta a Doha 2016, bella a Bergen 2017, gagliarda a Innsbruck 2018, la nazionale azzurra esce da Yorkshire 2019 con la consapevolezza di essere stata l’indiscussa protagonista e di aver gareggiato da padrona, ma con quell’inconfondibile amaro in bocca per quell’argento di Matteo Trentin che poteva essere oro.

Se alla vigilia della prova regina del Mondiale di ciclismo su strada ci avessero chiesto di firmare per un secondo posto, probabilmente non avremmo esitato, tanti erano i campioni al via e noi gli outsider. Ma se ti trovi all’ultimo chilometro con il proprio capitano – ex campione europeo, con all’attivo due Parigi-Tours e il quarto posto nel Mondiale di due anni fa, oltreché vincitore di tappe a Giro, Tour e Vuelta – affiancato da due corridori poco considerati fino a quel momento, vien da piangere leggendo l’ordine d’arrivo.

I belgi si fanno fuori un po’ da soli con una tattica suicida (mai troppi galli nel pollaio!), i francesi non appaiono mai davvero brillanti (Julian Alaphilippe lontano parente di quello ammirato nel corso della stagione) e Mathieu Van Der Poel, favorito numero uno alla partenza, alza tristemente bandiera bianca in piena lotta per il titolo iridato.

Merito delle condizioni epiche in cui si corre, ai limiti dell’impraticabilità e del sadismo sportivo; merito dell’Italia di Davide Cassani che non sbaglia nulla, si fa trovare pronta al momento giusto e piazza due uomini nel quartetto che va poi a giocarsi le medaglie, stoppando poi dietro possibili inseguimenti.

Ed è per questo che la consapevolezza di essere ritornati sul podio dieci anni dopo l’ultima volta lascia spazio alla delusione per una maglia iridata che sembrava cosa fatta, che forse i nostri straordinari interpreti già pregustavano senza fare i conti con Mads Pedersen (secondo al Fiandre 2018, guai a considerarlo un pivellino), terzo uomo della Danimarca alle spalle di Jakub Fuglsang e Michael Valgren, che si ritrova sul trono mondiale.

Davide Cassani è il vero artefice di una prova maiuscola, la guida di un gruppo affiatato ed amalgamato come i bei tempi di Alfredo Martini. Rivelando di aver pianto come non gli accadeva da anni, il commissario tecnico plaude alla squadra: “Quest’anno abbiamo vinto i Giochi Europei con Ballerini, abbiamo vinto gli Europei con Viviani e abbiamo corso un grande Mondiale conquistando l’argento e il quarto posto. C’è amarezza, non posso negarlo, ma sono orgoglioso dei miei ragazzi che quando indossano la maglia azzurra danno sempre il massimo e si trasformano”.

Con la solita schiettezza che gli appartiene, Matteo Trentin sa bene che “mi roderà per tutto l’anno quando lo vedrò con quella maglia“, ma afferma di non sentirsi così deluso, conscio di aver perso con un uomo che, dopo 280 km di battaglia, in condizioni meteorologiche al limite, si è dimostrato semplicemente più pronto.

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