Una notizia clamorosa rimbalza in pochi minuti sui media di tutto il mondo: la Russia viene esclusa dai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 e Pechino 2022 per le ormai note vicende di doping che la coinvolgono da qualche anno a questa parte e che erano costate già l’esclusione a Rio 2016.
La news arriva da Losanna e ha dell’incredibile, sebbene fosse nell’aria da diverso tempo: l’Agenzia Mondiale Antidoping, la Wada, ha deciso di entrare a gamba tesa sulla Federazione Russa, vietandole la partecipazione a tutte le competizioni internazionali per quattro anni, dal 2020 al 2024.
La nazionale potrà prendere parte ai prossimi Campionati Europei di calcio, ma non potrà far risplendere la sua bandiera nell’evento quadriennale più importante, vale a dire le Olimpiadi. E sarà così anche per quelle invernali che si terranno dopo due anni a Pechino, così come per le più importanti rassegne internazionali di ciascuna delle discipline facenti parte dl comitato olimpico (a partire dai Mondiali di calcio che si disputeranno in Qatar proprio tra tre anni).
Si parla di doping di Stato, in pratica, ovvero del fatto che la Rusada, agenzia nazionale di lotta contro le pratiche illecite nello sport, abbia manipolato dei dati di laboratorio negli ultimi mesi, dopo aver già compiuto soprusi – secondo quanto venuto alla luce – negli anni passati.
La Federazione russa avrà tempo 21 giorni per preparare la documentazione ed appellarsi al TAS di Losanna, ma dai vertici nazionali fanno capire come sarà molto dura ribaltare la decisione. Se la sentenza resterà immutata, ci sarà solo un modo per gli atleti per partecipare alle gare internazionali: quello di dimostrare la propria innocenza e di poter concorrere sotto la bandiera del Cio come “neutrali”.
Ciò accadde anche ai Giochi Invernali di Pyeongchang, dove ben 168 atleti russi furono autorizzati a gareggiare e portarono a casa 17 medaglie, di cui due d’oro.