Con la sconfitta dell’Atalanta si conclude una fase di andata degli ottavi di Champions decisamente negativa per le italiane. Juventus e Lazio si sono fatte harakiri regalando i gol del vantaggio rispettivamente a Porto e Bayern Monaco mentre la Dea è uscita eroica dallo scontro di Bergamo resistendo alla corazzata madrilena per quasi tutto il match in inferiorità numerica.
Tutti i match “italiani” sono accomunati da un fattore che fa riflettere. In ogni partita, infatti, le decisioni arbitrali si sono rivelate determinanti per il risultato finale.
Per prima la Juventus recrimina un rigore al minuto 94 quando Cristiano Ronaldo manda fuori tempo il difensore del Porto Zaidu che, nonostante fosse ormai impossibilitato ad intervenire, travolge il portoghese in area impedendogli la conclusione a botta sicura. Il direttore di gara non interviene e fischia la fine della partita qualche istante dopo senza andare a rivedere l’episodio al VAR.
Nell’ ottavo di andata giocato all’ Olimpico tra Lazio e Bayern gli uomini di Inzaghi recriminano per un rigore non concesso sull’ 1-0 per i bavaresi per fallo di Boateng su Milinkovic Savic. Il centrocampista serbo, dopo un inserimento palla al piede, viene sgambettato in area (sulla linea per l’esattezza) dal difensore tedesco e anche in quel caso per l’arbitro (comunque vicino all’azione) non si è trattato di rigore.
Per ultima l’Atalanta è stata protagonista dell’episodio probabilmente più clamororso, l’espulsione ingiusta di Freuler: il centrocampista dei blancos Mendy sfrutta un varco lasciato dalla difesa dell’Atalanta per rendersi pericoloso, Freuler tenta il recupero contrastandolo con una spallata. Per il direttore di gara non ci sono dubbi: punizione dal limite e cartellino rosso! Va detto che il centrocampista svizzero era in leggero ritardo e che si trovava effettivamente nella posizione di ultimo uomo; tuttavia i giocatori erano ancora relativamente distanti dalla porta e soprattutto in posizione defilata; Toloi stava recuperando e Mendy era diretto verso l‘esterno del campo.
Questi avvenimenti non possono che far riflettere, innanzitutto è lecito domandarsi se l’utilizzo del VAR sia uguale in tutti i campionati europei: con ogni probabilità nel campionato di Serie A tutti questi episodi avrebbero avuto esito opposto. Non parliamo di malafede nei confronti delle italiane, non sarebbe il caso ma parliamo di ingiustizie che rischiano di comprometterne il cammino in Champions.
Un altro punto sul quale interrogarsi è che forse in Italia siamo abituati “troppo bene” (o “troppo male”, dipende dal punto di vista) per quanto riguarda l’utilizzo del Var. Nel nostro campionato la tecnologia è ampiamente utilizzata (forse troppo?) tanto che in quasi ogni partita l’arbitro consulta il monitor del VAR per assegnare un rigore oppure un’espulsione; in alcuni casi, forse, un po’ generosi.
Il differente metro di giudizio arbitrale e il differente utilizzo del VAR tra Serie A e gli altri campionati europei è palese; non è chiaro se siano gli arbitri italiani ad abusarne o se siano gli altri ad usarlo troppo poco dando maggiore autorità alla decisione “live” dei direttori di gare, quel che è certo è che in Champions League le squadre più penalizzate sono quelle italiane. Qualcosa deve cambiare, in fretta anche.