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Mondiali Brasile 2014, Bosnia: Susic vuole unire il popolo col calcio

Zlatan Ibrahimovic, figlio di Sefik da Bijeljina, bosniaco, rifiutà la cittadinanza del padre per dar peso alla sua nuova squadra, la Svezia: purtroppo per lui, guarderà da casa le avventure di quel team che avrebbe potuto essere suo, cioè la Bosnia, dal momento che il suo team è stato scartato.

La squadra di suo padre, invece, la Bosnia, è un team esordiente di questi mondiali: si tratta di un insieme di persone nato in esilio e tra le macerie. Purtroppo, molti grandi talenti, come ad esempio Ibra, Handanovic o Ilicic hanno optato come nazionale propria quella dell’altro genitore o del paese che li ha ospitati.

Invece, chi è rimasto ha fatto nascere una nuova squadra, piuttosto competitiva, che è davvero variegata nei termini di chi la compone: le famiglie di Salihovic e Misimovic andarono via dalla Bosnia per emigrare in Germania, l’italiano della capitale Pjanic è andato via in Lussemburgo, Ibisevic è cresciuto invece negli Stati Uniti.

Più di vent’anni fa Haris Medunjanin ha lasciato la capitale bosniaca per via della guerra, e ha vissuto in Olanda fino al 2008.

Comunque, le regole poi cambiarono, e nel 2009 la Fifa ha permesso ai calciatori con doppio passaporto di cambiare nazionale anche se hanno già disputato partite ufficiali con la maglia di un altro paese dal punto di vista giovanile, e uno dei primi che ha fatto tale richiesta è Medunjanin.

Proprio in questo contesto, il commissario tecnico Susic ha fatto alcune dichiarazioni interessanti: celebre per aver detto niente sesso per i Mondiali, ha affermato anche qualche frase profonda, dicendo che la Bosnia è tagliata in migliaia di pezzi da anni di guerra e dalle notevoli crisi economiche. Egli, con la sua squadra, intende unire il popolo con il calcio.

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