Monaco

Formula 1, GP di Montecarlo: tutte le insidie del circuito

Da giovedì partiranno le prime prove libere del GP di Monaco, ecco tutte le insidie di questa pista, tra le più affascinanti del mondiale di Formula 1.

Il GP di Monaco è certamente il più affascinante del Mondiale, almeno per la location in cui si volge. Correre in un circuito urbano tuttavia nasconde numerose insidie, comporta l’adozione di assetti particolari, regolazione delle altezze, rigidezza delle sospensioni e finanche carichi aerodinamici. A tutto ciò vanno aggiunti i nuovi problemi di quest anno legati alla difficile gestione della “power unit“.

Altri problemi potrebbe crearli il controllo elettronico della frenata posteriore che è stata introdotta a causa dell’incremento di potenza del nuovo Mgu-K da 163 cavalli che ha praticamente raddoppiato la potenza rispetto al vecchi kers. Un software che controlla i freni posteriori ha il compito di inviare potenza extra al motore termico, questo ha creato nei primi test alcuni problemi ai piloti.

Il circuito di Montecarlo è il più breve di tutto il Mondiale ed è quello che fa riscontrare le velocità più basse, la lunghezza è di 3.340 Km che i piloti dovranno percorrere 78 volte per un totale di 260,530 km. Questo circuito è certamente unico nel suo genere per l’assenza di vie di fuga e la sede stradale che è molto più stretta rispetto a quella di un circuito.

La Ferrari affronterà con grande attenzione il GP di Monaco perchè le esigenze di questa gara sono diverse da tutte le altre, come ha spiegato Simone Resta a Ferrari.com, di conseguenza la corsa di questa domenica si posiziona al di fuori del programma di sviluppo generale che la Ferrari sta portando avanti e che vede un approccio su misura gara per gara. Per le corse che seguiranno Monaco, e quindi Canada, Austria, Gran Bretagna ecc ecc, a Maranello stanno lavorando molto duramente per introdurre molti aggiornamenti che facciano salire le prestazioni della F14 T a un livello che gli consenta di ridurre il gap con le vetture più veloci.

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