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Ardenne nel cuore di Valverde: è tris alla Liegi-Bastogne-Liegi

Ardenne nel cuore di Valverde: è tris alla Liegi-Bastogne-Liegi

Una settimana da incorniciare per Alejandro Valverde. Dopo il secondo posto all’Amstel Gold Race ed il successo – il terzo – alla Freccia Vallone, una nuova splendida affermazione nella più importante delle tre prove che compongono il Trittico delle Ardenne, la Liegi-Bastogne-Liegi. La chiamano la Doyenne perché la più antica delle monumento e lui, lo spagnolo, ormai un decano delle due ruote con i suoi trentacinque anni di età, riesce a centrarla per la terza volta, dopo le affermazioni del 2006 e del 2008.

Spesso – e giustamente – lo si critica per alcune tattiche di gara alquanto discutibili, che gli hanno permesso finora di vincere assai meno di quanto avrebbe potuto. Ma, lo si ami oppure no, di certo non si può negare che il murciano di classe ne abbia molta, che riesce a mettere in evidenza in particolar modo in queste prove vallonate in grado di esaltare le sue doti di scalatore dallo spunto veloce.

Qui ormai corre da padrone: gli altri attaccano, dissipano energie, rischiando magari di fare il colpo grosso, come successo oggi con l’attacco di Daniel Moreno verso Ans all’ultimo chilometro. Ma lui non si scompone: sa bene di essere il più forte e sa bene che basta uno scatto per tornare in testa. E allo sprint, poi, il suo spunto veloce gli permette di avere ancora una volta la meglio su tutti, al termine di una gara piuttosto tattica, decisa di fatto negli ultimi 200 metri. Probabilmente non vincerà più un Grand Tour, perché sulle tre settimane i valori inevitabilmente cambiano, ma in questo tipo di prove, forse, di rivali non ce ne sono molti, per il momento.

Non ha paura di provarci, di far saltare il banco, ma alla fine deve arrendersi alla legge del più forte – di sicuro il più in forma – la Katusha: al già citato Dani Moreno vanno affiancati un encomiabile Giampaolo Caruso, protagonista per chilometro e chilometri in testa al gruppo, ed il capitano Joaquin Rodriguez, che forse dei tre è quello che ne ha meno. Purito chiude terzo, dopo il quarto posto alla Freccia: un risultato che forse non lo soddisfa, ma difficilmente oggi avrebbe potuto ottenere di più.

In tema di talento, Julian Alaphilippe è una stella purissima: sarà certamente il transalpino uno dei punti di riferimento degli anni avvenire, ma forse già del presente: dopo il secondo posto sul Muro di Huy, un ulteriore piazzamento d’onore, a 23 anni, a dimostrazione che la scuola francese ha lavorato benissimo negli ultimi anni nel crescere corridori di razza e sta già raccogliendo i suoi frutti.

Si vede poco Rui Alberto Faria Da Costa, ma ad Ans c’è e prova a giocarsi le sue carte in volata: il quarto posto finale rappresenta un buon piazzamento per il corridore di una Lampre-Merida in cui va salutato il gradito ritorno di Diego Ulissi. Che piacere rivedere il livornese all’attacco: sa bene di non avere il ritmo dei migliori, così ci prova da lontano anche solo per onorare la corsa: bene!

Squadra più battagliera, sì, ma alla fine raccoglie molto poco la Astana. Tanel Kangert, Michele Scarponi, Jakob Fuglsang in particolare ci provano,  prima di lasciare spazio a Vincenzo Nibali. Lo Squalo aveva dichiarato guerra agli avversari alla vigilia, annunciando un suo attacco che, difatti, arriva puntuale sul Saint-Nicolas. Ma è un fuoco di paglia: la condizione migliora giorno dopo giorno, ma è ancora indietro per sperare di poter avere la meglio sugli avversari. Va comunque apprezzato il suo spirito di guerriero.

Per restare in casa Italia, al già citato Giampaolo Caruso e a Giovanni Visconti, lavoratori umili e seri al servizio di altri, citiamo anche Domenico Pozzovivo: un’altra top ten dopo quella dello scorso anno, per un corridore che si vede poco ma è sempre lì. Sul finale, poi, non gli si può chiedere certo di battere Valverde & Co allo sprint. Bene anche Enrico Gasparotto (Wanty-Groupe Gobert), rimasto tra i migliori fino all’ultima cote, prima di chiudere a 24″. Diversi corridori da lodare, quindi, ma da quel memorabile e leggendario 5 su 5 targato Italia del 2002 (Paolo Bettini primo) sembrano passati non anni, ma secoli per il nostro movimento ciclistico.

Che sfortuna, infine, per Simon Gerrans: al rientro da campione in carica, l’australiano incappa in una duplice caduta ed è costretto ancora ad alzare bandiera bianca. Quando la sfortuna si accanisce, c’è poco da fare; ci auguriamo di vederlo al meglio al Giro d’Italia. Un plauso, infine, a Philippe Gilbert: col braccio completamente fasciato, onora la corsa fino alla fine. Sa bene di non poter competere per la vittoria, ma il pubblico di casa lo acclama e lui gradisce.

TOP TEN: 1 Alejandro VALVERDE 2 Julian ALAPHILIPPE 3 Joaquin RODRIGUEZ 04 Rui Alberto FARIA DA COSTA 05 Roman KREUZIGER 06 Romain BARDET 07 Sergio Luis HENAO 08 Domenico POZZOVIVO 09 Jakob FUGLSANG 10 Daniel MORENO

Godiamoci ora le fasi decisive della Liegi-Bastogne-Liegi 2015.

https://www.youtube.com/watch?v=uZYf5ujEvzo

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